L’affaire Cancellieri: breve riassunto

Annamaria Cancellieri, 70 anni, ministro di Giustizia del governo Letta (fonte: ilgiornale.it)

Annamaria Cancellieri, 70 anni, ministro di Giustizia del governo Letta (fonte: ilgiornale.it)

Prima al Senato, poi anche alla Camera. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha parlato ad entrambe le aule per spiegare la sua versione dei fatti riguardo lo scandalo che l’ha coinvolta, il gallo sulle presunti pressioni di Giulia Ligresti. «Non ho mai sollecitato nei confronti di organi competenti la scarcerazione di Giulia Ligresti e non ho mai indotto altri ad agire in tal senso. La decisine della magistratura è stata indipendente».
La Cancellieri respinge quindi le accuse al mittente, denunciando anzi di essere stata colpita ingiustamente nell’onore. Ma cosa è successo, e chi sono i personaggio coinvolti?

17 luglio 2013

Giulia, Jonella, Salvatore e Paolo Ligresti (fonte: corriere.it)

Giulia, Jonella, Salvatore e Paolo Ligresti (fonte: corriere.it)

Salvatore Ligresti e i suoi figli, Salvatore, Jonella e Giulia vengono arrestati. Il quarto figlio, Paolo, è in Svizzera. L’accusa: false comunicazioni sociali e irregolarità nel bilancio dell’azienda di famiglia, la FonSAI. Avrebbero, infatti, nascosto 600 milioni di euro delle riserve assicurative della società.

Gabriela Fragni, compagna di Salvatore, prende in mano la situazione: lo stesso giorno degli arresti parla con il cognato, Antonino Ligresti, facendo il nome di Annamaria Cancellieri come possibile aiuto. «Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me», avrebbe detto il ministro alla Fragni.

Ma perché proprio la Cancellieri? 

Perché lei conosceva bene i Ligresti e la realtà dell’azienda di famiglia, dal momento che il figlio del Guardasigilli, Piergiorgio Peluso, è stato direttore generale di FonSAI dal 2011 al 2012, quando ha lasciato l’incarico per divergenze proprio con la famiglia Ligresti.

28 agosto 2013

Giulia Ligresti in carcere (fonte: lastampa.it)

Giulia Ligresti in carcere (fonte: lastampa.it)

Secondo una perizia medica, le condizioni cliniche di Giulia Ligresti si sarebbero aggravate, con una perdita di peso di oltre sei chili. Dal carcere preventivo, quindi, si passa agli arresti domiciliari. Annamaria Cancellieri ha ammesso un suo interessamento nella vicenda della Ligresti «per motivi umanitari».

19 settembre 2013

Giulia Ligresti esce dagli arresti domiciliari: ha patteggiato una pena di due anni e otto mesi, n è ancora definitiva.

31 ottobre 2013

Repubblica e ADNKronos pubblicano alcune intercettazioni secondo cui Giulia Ligresti sarebbe stata scarcerata proprio grazie all’intervento di Annamaria Cancellieri che avrebbe allarmato il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria a proposito dell’anoressia di cui soffrirebbe la figlia del manager.

E qui iniziano i problemi per la Cancellieri. Il Movimento 5 Stelle annuncia subito di voler presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Anche una parte del Pd è critico, così come alcuni esponenti di Sel. Una difesa arriva, invece, dal Pdl, che accomuna la posizione del ministro della Giustizia a quella di Silvio Berlusconi, che per la famosa telefonata in questura è stato condannato a 7 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile.

La Cancellieri pubblica così una lettera nella quale spiega che «intervenire è compito del Ministro della Giustizia. Non farlo sarebbe colpevole e si configurerebbe come una grave omissione».

5 novembre 2013

Annamaria Cancellieri parla in Parlamento: ribadisce di essere stata amica di Antonino Ligresti, ma esclude che questa amicizia possa aver influenzato il suo operato. Le sue segnalazioni alla procura sull’aggravarsi delle condizioni di salute di Giulia Ligresti sono infatti arrivate solo 5 giorni dopo il primo allarme dato dal medico del carcere di Vercelli. Ancora prima della scarcerazione di Giulia Ligresti, la Procura di Torino ha sentito il ministro che ha così raccontato della telefonata ricevuta da Antonino Ligresti. In ogni caso, aggiunge Cancellieri,  «se dovessi essere d’intralcio a questo Governo sono pronta a fare un passo indietro». Il Pd si è detto convinto dalle parole del ministro, mentre attacchi continuano a provenire da M5S, che continua a chiedere le dimissioni, e Lega.

Diana Nyad, 117 chilometri a nuoto. O no?

Diana Nyad appena arrivata sulla spiaggia di Key West in Florida (fonte: huffingtonpost.com)

Diana Nyad appena arrivata sulla spiaggia di Key West in Florida (fonte: huffingtonpost.com)

E’ la prima donna a percorrere nuotando i 117 chilometri che separano Cuba dalla Florida senza la protezione di una vasca antisquali. L’americana Diana Nyad , disidratata e scottata dal sole, è arrivata sulla spiaggia americana di Key West dopo essere partita, 53 ore prima, da L’Avana. Per la sessantaquattrenne statunitense era il quinto tentativo: ogni volta, infatti, era stata costretta a rinunciare all’impresa per attacchi di asma e di meduse. Medici e allenatori l’hanno seguita in barca, ma  questa volta non l’hanno mai aiutata. «Ho tre messaggi – ha detto la nuotatrice appena arrivata in Florida, prima di essere condotta in ospedale per i controlli di routine – Primo, mai rinunciare. Secondo, non sei mai troppo vecchio per i tuoi sogni. Terzo, sembra uno sport solitario, ma è un lavoro di squadra».

fonte: huffingtonpost.com

fonte: huffingtonpost.com

Ora Diana, però, deve difendersi da chi la accusa di aver barato. La nuotatrice, secondo alcuni, avrebbe percorso un tratto del percorso in barca, o comunque trascinata da un’imbarcazione. «Solo malelingue», risponde la donna che, insieme al suo team, ha convocato una conferenza stampa per difendersi dalle accuse. «Se in alcuni tratti Diana ha mantenuto una velocità molto alta, è perché  ha potuto sfruttare la scia della barca che l’ha accompagnata per tutti i 117 chilometri», aggiungono gli allenatori.

«Io stavo solo cercando di provare un po’ di gioia», conclude sconsolata Diana.

Malala: Un libro, una penna, un bambino, un insegnante possono cambiare il mondo

Malala Yousfzai continua a lottare anche dall'Inghilterra per il diritto all'educazione e allo studio dei bambini e delle donne (fonte: blitzquotidiano)

Malala Yousafzai continua a lottare anche dall’Inghilterra per il diritto all’educazione e allo studio dei bambini e delle donne (fonte: blitzquotidiano)

E’ trascorso quasi un anno da quando Malala Yousafzai fu portata di urgenza dal Pakistan in Gran Bretagna per essere operata dopo essere stata raggiunta alla testa da un proiettile sparato da due terroristi. Il motivo: aver scritto un diario in cui descriveva la situazione delle bambine in Pakistan ed essere diventata, a soli 15 anni, un simbolo della lotta di tante ragazze e donne che si battevano, e continuano a farlo anche ora, per il diritto allo studio. Dopo essere stata in pericolo di vita, la ragazza, trasferitasi in Inghilterra, non ha smesso si combattere per ciò che l’ha quasi portata alla morte. Anche oggi, all’inaugurazione di una biblioteca a Birmingham, la città che l’ha accolta come una seconda casa e dove ora vive e, soprattutto, studia, è tornata con la mente e con le parole alla situazione che tante adolescenti come lei vivono nel suo paese di origine.

«Libri e penne sono le armi che possono sconfiggere il terrorismo, la povertà, lo sfruttamento minorile e la tratta di minori. Dobbiamo prendere posizione a favore dei bambini del Pakistan, dell’India e dell’Afghanistan che stanno soffrendo. Lasciateci leggere libri e andare a scuola».

Questa settimana Malala riceverà l’International Children’s Peace Prize, il riconoscimento assegnato dalla KidsRights Foundation a un bambino che ha dato un contributo significativo alla difesa dei diritti dei minori, con la consapevolezza che il suo esempio ha smosso molte coscienze, maschili e, soprattutto, femminili.

Malala Yousafzai awarded International… di Guardian

Santanchè: tre donne hanno sfruttato altre donne per condannare Berlusconi

Colpevole di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, e per questo Silvio Berlusconi è stato condannato in primo grado dai giudici della quarta sezione del tribunale di Milano a sette anni di reclusione, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Come annunciato, è stata resa nota la sentenza del “Processo Ruby“. Nell’aula del tribunale milanese, ad aspettare la lettura da parte del presidente del collegio, Giulia Turri, una piccola folla divisa tra sostenitori della corte e sostenitori di Berlusconi. Tra questi ultimi anche Daniela Santanchè.

Prestigiacomo, Santanchè, Pelino, Giammanco, Ravetto davanti al tribunale di Milano per la manifestazione pro-Berlusconi del 13 febbraio 2013 (fonte: dagospia.com)

Prestigiacomo, Santanchè, Pelino, Giammanco, Ravetto davanti al tribunale di Milano per la manifestazione pro-Berlusconi del 13 febbraio 2013 (fonte: dagospia.com)

Più volte la “pasionaria del Pdl” aveva attaccato il collegio tutto femminile che avrebbe dovuto giudicare Silvio Berlusconi, lei che negli ultimi anni difeso il comportamento del Cavaliere nei confronti delle donne. Oggi, sulle scale del tribunale milanese, mentre un gruppo di manifestanti la contestava, Santanchè non ha messo in dubbio l’appoggio del Pdl al premier Letta, come dichiarato a RaiNews24: «La giustizia e il governo sono cose diverse. Il nostro sostegno è senza se e senza ma, è un atto d’amore e di responsabilità nei confronti dell’Italia. E’ un processo che non doveva essere fatto. Entrando in aula mi sono stupita nel vedere che non ci fosse la frase “La giustizia è uguale per tutti”. Forse, per decenza, l’hanno tolta ». Oltre a un commento più stringente sulle immediate conseguenze politiche, Santanchè ha ribadito ai microfoni di La7 la sua opinione nei confronti del collegio. «Io sono sempre stata al fianco delle donne nelle loro battaglie. Oggi, però, sono voluta venire qui in aula per vedere in faccia proprio le tre donne che, sfruttando l’immagine di altre donne, hanno voluto condannare Silvio Berlusconi. Non ci sono né vittime né concussi.».

Orsola De Cristofaro, Giulia Turri e Carmen D'Elia, il collegio tutto femminile presieduto da Turri che ha giudicato Silvio Berlusconi al Processo Ruby (fonte: repubblica.it)

Orsola De Cristofaro, Giulia Turri e Carmen D’Elia, il collegio tutto femminile presieduto da Turri che ha giudicato Silvio Berlusconi al Processo Ruby (fonte: repubblica.it)

Un processo in cui la componente femminile è stata predominante, come riassume bene Paolo Colonnello per La Stampa. «Una ex minorenne ha messo nei guai Berlusconi, una ex moglie ne ha svelato per prima le debolezze, una ex consigliera regionale ha coniato l’eponimo più fantasioso, il famoso “culo flaccido”, una pm [Ilda Boccassini] ne ha chiesto 6 anni di reclusione, e tre giudici donne dovranno decidere il destino giudiziario di Silvio Berlusconi».

Due donne che manifestavano fuori dal tribunale di Milano in attesa della lettura della sentenza (fonte: lastampa.it)

Due donne che manifestavano fuori dal tribunale di Milano in attesa della lettura della sentenza (fonte: lastampa.it)

Sostenitrici di Silvio Berlusconi fuori dal tribunale di Milano in attesa della sentenza (fonte: lastampa.it)

Sostenitrici di Silvio Berlusconi fuori dal tribunale di Milano in attesa della sentenza (fonte: lastampa.it)

 

Un vestito rosso per protestare

Un poliziotto investe con lo spray urticante Ceyda Sungur negli scotri di Gezi Park (fonte: guardian.co.uk)

Un poliziotto investe con lo spray urticante Ceyda Sungur negli scotri di Gezi Park (fonte: guardian.co.uk)

Un vestito rosso a maniche corte e una borsa di stoffa bianca. I capelli corti, a caschetto, gli coprono il volto piegato per proteggersi dagli idranti della polizia turca a Gezi Park. E’ stata avvolta da una nuvola di gas urticante, Ceyda Sungur, e ora che è conosciuta come “la donna in rosso” è diventata uno dei simboli della rivolta di piazza Taksim iniziata lo scorso 28 maggio.

La mappa dei luoghi delle proteste a Istambul (fonte: bbc.co.uk)

La mappa dei luoghi delle proteste a Istambul (fonte: bbc.co.uk)

Il suo ufficio si trova vicinissimo all’area verde al centro di Istambul, la città sospesa tra oriente e occidente invasa, negli ultimi anni, da palazzi e cemento. insieme a centinaia di giovani, anziani, genitori con bambini, anche Ceyda Sungur si trovava nel parco per difendere quegli alberi messi in pericolo dal progetto di riqualificazione dell’area che comprende la costruzione di un grande centro commerciale.

Il volto di Ceyla Sungur (fonte: repubblica.it)

Il volto di Ceyla Sungur (fonte: repubblica.it)

Ceyda Sungur si rifiuta, però, di diventare l’icona della protesta. «C’erano circa 50 persone nel parco quando la polizia, per prima, ci ha attaccato. Tra me e loro non c’è alcuna differenza».

Erin Brockovich sconfitta da un drink di troppo

Erin Brockovich

Erin Brockovich, 52 anni (fonte: Forbes.com)

Era diventata famosa con il volto di Julia Roberts che, interpretando la sua storia, si aggiudicò l’Oscar nel 2000. Oggi torna alla ribalta della cronaca per essere stata arrestata mentre, ubriaca, cercava di guidare la sua piccola barca a motore nel Lago Mead, nel Nevada. Stiamo parlando di Erin Brockovich, l’attivista che nel 1993 intraprese una battaglia legale contro la Pacific Gas & Electric, l’azienda di gas che, con la contaminazione delle acque della città di Hinkley in California con il cromo esavalente, avrebbe provocato la morte di un gran numero di residenti. Con lei alla guida, 634 abitanti di Hinkley si aggiudicarono un mega risarcimento di 333 milioni di dollari da parte della PG&E pur di non procedere con il processo.

Erin Brockovich, segretaria in uno studio legale, scoprì documenti che avrebbero provato la responsabilità della Pacific Gas &Electric. In realtà, dopo la chiusura del processo, una ricerca commissionata dal California Cancer Registy ha rivelato come tra il 1996 e il 2008 nella zona di Hinkley i morti per tumore sarebbero stati solamente 196, contro i 224 della media regionale. Insomma, a Hinkley il cancro ucciderebbe meno che nelle zone circostanti. Inoltre un’altra ricerca, questa volta del California Enviromental Protection Agency, ha rivelato che il cromo esavalente è sì tossico, ma solo se inalato, e non sciolto nell’acqua.

Nonostante i giudizi di professori e università, per i cittadini di Hinkley Erin Brockovich rimane comunque un’eroina, considerando anche il fatto che la causa da lei condotta a portato milioni di dollari di risarcimento a tutta la città.

Single, con due divorzi alle spalle e tre figli al seguito, un titolo da Miss Pacific Coast, Erin Brockovich, con i due milioni e mezzo di dollari guadagnati dalla causa contro la PG&S ha acquistato una grande villa a Malibu e ha  fondato una propria associazione ambientalista. Sul suo sito si definisce “un moderno Davide che combatte contro i Golia di oggi”, “una ribelle, una combattente, una madre, una donna”.  Ha scritto un libro, “Impara da me. Il mondo è una lotta, ma puoi vincere”.

Erin Brockovich e Ed Marsy

Erin Brockovich con Ed Marsy, l’avvocato presso cui lavorava l’attivista e che l’ha aiutata nella sua lotta contro la PG&E (fonte: People.com)

E ora l’imbarazzante incidente: un guardiacaccia l’ha notata, barcolante, a bordo del suo motoscafo. Tasso alcolemico doppio rispetto al limite legale.  Erin ha pagato una cauzione di 1000 dollari e ha chiesto scusa a tutti per la figuraccia: “E’ stata colpa di n drink di troppo bevuto a stomaco vuoto“.